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ADHD nelle donne: un mondo sommerso

Indice dei contenuti

In questo articolo esploreremo come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) nelle donne adulte possa essere considerato un “mondo sommerso.

L’ADHD femminile è un tema ancora troppo poco conosciuto, spesso frainteso, ignorato, sotto-diagnosticato o diagnosticato in ritardo. Esploreremo insieme i possibili “Perchè?” di tutto questo, andando oltre gli stereotipi.

Essere bambine, adolescenti e donne adulte ADHD significa abitare un corpo e una mente che sentono, pensano, ragionano in modo diverso, con una velocità diversa e una differente percezione del proprio mondo interno ed esterno.

Tutto questo ha un impatto e influisce sulla qualità dello stile di vita, relazionale, scolastica, lavorativa di molte donne ADHD.

Dati statistici

La prevalenza mondiale della diagnosi di ADHD nei bambini e negli adolescenti è stimata intorno al 5,9-7,1%.

In Italia, si attesta all’1% nella popolazione di età compresa tra i 6-17 anni, ma un recente studio di popolazione ha misurato una prevalenza del 3% in un campione di oltre 6.000 bambini ed adolescenti delle scuole medie e inferiori.

Uno studio condotto dalla WHO World Mental Health su 10 Paesi per valutare la prevalenza di ADHD nell’adulto (dai 18 ai 44 anni) ha evidenziato che la stima di tale prevalenza si aggira intorno al 3.4% con un valore più alto in Francia (7.3%) e più in basso in Spagna (1.2%) mentre negli Stati Uniti è pari al 5.2%. I dati dallo stesso studio evidenziano che la prevalenza dell’ADHD in Italia varia dal 2,8%al 7,3%.

In America si stima che più di 15 milioni di persone adulte convivano con l’essere ADHD, spesso senza riconoscere che molte delle difficoltà vissute quotidianamente e non ancora diagnosticate potrebbero essere connesse a questo funzionamento.

In Europa la consapevolezza di queste tematiche sta crescendo, ma molta strada c’è ancora da percorrere per raggiungere una consapevolezza diffusa. Tuttavia, molte di queste persone non ricevono mai una diagnosi ADHD formale, ola ricevono in ritardo.

Chiediamoci: “Perchè?”

Sicuramente, tra i tanti fattori coinvolti sono presenti anche una serie di preconcetti che vedono nell’ADHD un disturbo principalmente infantile. La mancanza di conoscenza anche da parte di professionisti sanitari ed educativi potrebbe alimentare questa falsa credenza.

False credenze sull’ADHD

L’ADHD viene spesso frainteso e travisato come una manifestazione comportamentale legata a:

  • pigrizia (“non fa mai quello che dovrebbe, procrastina sempre”)
  • aggressività (“quella volta ha reagito di scatto e in modo aggressivo e ho paura lo faccia di nuovo”)
  • mancanza di rispetto e di educazione (“non riesce a stare concentrato/a mentre le sto parlando e non mi guarda negli occhi, è proprio maleducata!”)
  • incapacità di “sapersi controllare

In Studio Frame spesso accogliamo richieste di insegnanti, educatori, formatori e professionisti specializzati in diversi ambiti che ci chiedono di essere seguiti in percorsi di supervisione.

Un’altra falsa credenza che spesso ci troviamo insieme a destrutturare è legata al fatto che l’ADHD può essere erroneamente etichettato come una difficoltà che colpisce solo i bambini, principalmente maschi e con una manifestazione prevalente di comportamenti iperattivi.

Molte bambine, ragazze o donne adulte ADHD ci raccontano nei percorsi individuali e/o di gruppo che svolgiamo insieme in presenza in studio oppure online, di essersi sentite troppe volte non comprese ed etichettate dall’esterno come “distratte, pigre o svogliate”, quando al contrario stavano vivendo una estrema fatica interna e costante per mantenere concentrazione e focus nella propria vita.

Sintomi ADHD specifici nelle donne 

Se stai leggendo questo articolo, potrebbe essere che anche tu sia interessato/a a sapere quali possono essere i sintomi più comuni di ADHD nelle donne adulte. 

I primi segnali correlati ad un funzionamento ADHD potrebbero emergere per la prima volta già durante l’infanzia oppure potrebbero diventare più evidenti in adolescenza (ad esempio in concomitanza con il passaggio alla scuola media o superiore, con lo sviluppo di una crescente indipendenza e di possibili cambiamenti ormonali che iniziano dopo il menarca) o in età adulta.

Comportamenti di mascheramento

La mia infanzia ed adolescenza sono state costellate da episodi di mascheramento. All’epoca non conoscevo ancora la natura di questo meccanismo, che ho imparato a comprendere ed intercettare in me molto più avanti nel tempo, in particolare durante gli anni universitari, ormai più di venti anni fa.

All’epoca ricordo che non era frequente sentire parlare di ADHD, Neurodivergenze femminili e mascheramento (Masking), né nei corsi che seguivo in Università né tra gli ambulatori del Servizio di Neuropsichiatria Infantile in cui ho collaborato per più di dieci anni della mia formazione iniziale.

Cosa si intende per “mascheramento” nelle donne adulte ADHD?

Ecco altri esempi di masking:

  1. sforzarsi di guardare negli occhi e mantenere il contatto visivo con l’interlocutore, per non sembrare distaccata o disinteressata
  2. contenere stimoli o movimenti ripetitivi, nel tentativo di sembrare più calma e composta
  3. apprendimento di comportamenti sociali “giusti”: ad esempio, imparare a ridere quando gli altri ridono, anche se non è chiara la battuta o il perché tutti stiano ridendo
  4. mascherare la stanchezza mentale o emotiva: nonostante una donna ADHD possa essere esausta o sovraccarica, potrebbe nascondere questi segnali per non sembrare “fragile” o incapace di gestire la situazione
  5. modificare il linguaggio del corpo: cercando di assumere pose ritenute “più socialmente accettabili”, come stare seduta o in piedi in modo meno rigido
  6. mascherare le proprie difficoltà per ridurre le preoccupazioni delle persone intorno (ad esempio: genitori o insegnanti, amici, partner, figli, colleghi di lavoro)

Le donne adulte ADHD potrebbero avere meno probabilità di manifestare sintomi precoci di ADHD nell’infanzia, anche come conseguenza dell’uso di strategie di mascheramento, messe in atto per supportare le diverse difficoltà.

Il mascheramento richiede molta energia psicofisica e concentrazione e spesso porta ad un sovraccarico fisico e mentale intenso.

In questi ultimi dieci anni, molte donne Neurodivergenti e ADHD adulte, hanno condiviso con noi le loro storie più intime e profonde: insieme abbiamo esplorato come, molto spesso, il mascheramento abbia rappresentato per molte di loro una strategia per sopravvivere in un mondo che non sempre accetta le differenze e le diversità e che può far  sentire “invisibili”, “non comprese” e “stigmatizzate”. 

Mancata prospettiva di genere e stereotipi

La mancata prospettiva di genere nella diagnosi e nella comprensione dell’ADHD ha portato a una visione parziale e spesso distorta, in particolare rispetto all’ADHD femminile.

Tradizionalmente, l’ADHD è stato diagnosticato e studiato principalmente nel campione maschile, con una focalizzazione sui sintomi più evidenti, come l’iperattività e l’impulsività.

Le bambine, adolescenti e donne adulte ADHD, invece, spesso presentano un ADHD meno “rumoroso” o evidente, che viene di frequente trascurato o frainteso, tanto da portare ad una diagnosi tardiva o errata.

La formulazione dei criteri diagnostici utilizzati per l’ADHD, infatti, è rimasta in gran parte la stessa dalla pubblicazione del manuale diagnostico DSM-IV nel 1994 e le sperimentazioni per stabilire tali criteri, si basavano su un campione che includeva solo il 21% di donne.

Pertanto, è probabile che le descrizioni dei sintomi siano più appropriate in riferimento a quanto accade tipicamente a maschi ADHD e potrebbero essere, invece, meno adatte per identificare comportamenti in bambine, giovani e donne adulte ADHD.

I sintomi delle donne con ADHD possono, infatti, essere molti diversi da quelli degli uomini. Inoltre, gli stereotipi di genere spesso descrivono in generale le donne come più “emotive”, una narrazione che può minimizzare o confondere i segnali di ADHD nelle donne.

Questo causa spesso in molte donne un sentimento di isolamento e inadeguatezza, oltre a non sentire riconosciute le proprie difficoltà come parte di un funzionamento ADHD specifico.

L’assenza di una prospettiva di genere adeguata, inoltre, contribuisce a una comprensione incompleta dell’ADHD femminile, ritardando la diagnosi, il supporto e i trattamenti necessari.

Noi di Frame Studio Psicologia riteniamo che le future revisioni dei manuali diagnostici dovrebbero poter includere esempi specifici per sesso e genere, in particolare rispetto ai sintomi nelle donne ADHD.

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Molte donne ADHD ci raccontano di aver vissuto esperienze di stigma e stereotipi negativi correlati al proprio modo di essere e di percepire il mondo, causando spesso vissuti di diversità, giudizio, derisione e bullismo. Alcune donne ci raccontano di aver vissuto esperienze di svalutazione e incomprensione anche da parte di insegnanti e allenatori sportivi.

Talvolta, inoltre, gli stereotipi negativi e le aspettative di doversi “adattare” al mondo possono portare molte donne ADHD a occultamento e segretezza: penso, ad esempio, ad una brillante donna ADHD, che dopo aver ricevuto diagnosi in età adulta, mi ha raccontato di aver voluto per un lungo periodo che “nessuno lo sapesse”, per “paura di essere trattata diversamente”. 

Fattori biologici e/o ormonali

L’ ADHD nelle donne adulte fa riferimento ad una condizione molto più sfaccettata e complessa di quanto si possa pensare, da un punto di vista biologico, cognitivo, corporeo e ormonale.

Diversi studi suggeriscono che l’ADHD sia in gran parte legato a disfunzioni nei circuiti cerebrali coinvolti nell’ attenzione, nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva, ma nelle donne adulte ADHD le fluttuazioni ormonali legate al ciclo mestruale, alla gravidanza e alla menopausa possono modulare questi sintomi.

L’ADHD è familiare e altamente ereditario ed è presente una elevata correlazione genetica per l’ADHD sia nelle donne sia negli uomini.

Vediamo ora alcuni aspetti più legati ai fattori biologici e ormonali connessi con l’ADHD femminile:

  • Durante alcune fasi del ciclo mestruale, ad esempio, i cambiamenti nei livelli di estrogeni e progesterone possono influenzare la capacità di concentrazione e l’umore, amplificando o attenuando i sintomi dell’ADHD.
  • Nelle donne adulte ADHD, periodi di bassa produzione di estrogeni, come quelli che si verificano prima delle mestruazioni o durante la menopausa, sono spesso associati a un peggioramento dei sintomi, come la disorganizzazione, la difficoltà di concentrazione e l’irritabilità.
  • La gravidanza, con l’aumento dei livelli di estrogeni e progesterone, potrebbe portare sia a una temporanea riduzione dei sintomi, sia alla comparsa di altre difficoltà emotive come la fatica mentale o la difficoltà di gestione delle emozioni.

Tali fattori biologici e ormonali possono rendere più difficile diagnosticare e supportare l’ADHD nelle donne adulte, poiché le fluttuazioni ormonali potrebbero mascherare o enfatizzare i segnali di ADHD in modo ciclico. 

E’ necessario comprendere sempre meglio il ruolo degli ormoni, della genetica e del tempismo puberale nella manifestazione dei sintomi nelle donne adulte ADHD.

Conseguenze sulla mancata diagnosi o diagnosi errata

Non ricevere una diagnosi tempestiva può avere un impatto devastante. Le donne ADHD che non hanno ancora ricevuto una diagnosi vivono con un senso costante di inadeguatezza. Crescono sentendosi “troppo” o “non abbastanza”: troppo sensibili, troppo disorganizzate, troppo distratte, non abbastanza brave, non abbastanza “a posto”.

Questa lotta interiore può tradursi in ansia, depressione, difficoltà nelle relazioni e nella gestione della vita quotidiana, anche se molto spesso dall’esterno appaiono come performanti, talvolta anche di successo.

Come lo so?

Parto dalle storie vere di donne che scelgono di affidarsi a noi in questo delicato passaggio di diagnosi e di scoperta profonda di Sè.  Quando una donna ci contatta perché sceglie di voler approfondire una possibilità di diagnosi ADHD, molto spesso lo fa scrivendoci tramite e-mail. 

Riceviamo molte mail di donne che vivono in Piemonte (dove noi lavoriamo nei nostri studi in presenza, a Torino e dintorni), ma anche di donne che ci contattano dall’estero o da altre regioni d’Italia. 

Testimonianza di una donna adulta ADHD

Diversi mesi fa abbiamo ricevuto una richiesta da parte di una splendida donna di circa 40 anni. 

Una forza della natura!

Libera professionista, mamma, amica, sorella, moglie.

Mantenendo l’assoluta riservatezza e privacy della sua storia e dell’incredibile percorso che sta portando avanti, riporto qui – con il suo consenso – alcune parole che ci ha scritto in e-mail, prima di incontrarci:

 “E’ da molti anni che vorrei approfondire l’ipotesi di essere una donna ADHD, mi ritrovo in tante descrizioni lette sul web o nei libri. Ho un lavoro autonomo di cui vado orgogliosa e che mi fa sentire realizzata e una famiglia che amo molto. Però faccio comunque fatica, in diversi ambiti della mia vita e vorrei capire meglio questi aspetti per finalmente arrivare a vivere meglio e con più consapevolezza la mia vita”.

Questa è la richiesta di una donna che con coraggio ha scelto di intraprendere un viaggio di scoperta profonda dentro se stessa.

Le conseguenze di diagnosi errate

Talvolta molte donne arrivano da anni di diagnosi molteplici, diverse, errate oppure non-diagnosi, test o iter diagnostici per l’ADHD interpretati male, nonostante la presenza evidente di segnali ADHD sottostanti.

E’ frequente che vengano diagnosticate come donne ansiose, depresse e che venga loro indicato un percorso psicologico per lavorare sull’ansia e sulla depressione.

Questo continuo “non riconoscimento” può avere conseguenze molto complesse sia a livello emotivo che relazionale e professionale per una donna ADHD ancora non diagnosticata.

Molte donne ricevono la diagnosi ADHD più tardi rispetto agli uomini e senza una comprensione adeguata del loro funzionamento, vivono spesso anni di frustrazione, confusione e autocolpevolizzazione, attribuendo a loro stesse carenze personali, come la mancanza di disciplina o la capacità di gestione del proprio tempo o delle proprie emozioni.

Questa auto-percezione negativa può portare a problemi di autostima, ansia, depressione e una costante sensazione di inadeguatezza.

Inoltre, l’ADHD non diagnosticato (o diagnosticato tardi) in donne adulte può influire negativamente su:

  • carriera lavorativa: possono essere presenti specifiche difficoltà nell’organizzazione, nel rispetto delle scadenze e nella gestione delle priorità che rischiano di essere interpretate come scarsa motivazione o incompetenza.
  • qualità delle relazioni interpersonali e della vita personale: le difficoltà nell’affrontare le esigenze quotidiane potrebbero portare a conflitti familiari, isolamento sociale e alla frustrazione delle aspettative che la società riversa nei confronti delle donne
  • emozioni di inadeguatezza, bassa autostima, senso di colpa e sensazione di essere “sbagliate” e “sole” nel profondo.

Senza un supporto adeguato, molte donne adulte ADHD rischiano di non ricevere l’aiuto terapeutico che potrebbe migliorare moltissimo la loro qualità di vita.

In conclusione, il percorso di una donna ADHD  verso la propria diagnosi è spesso molto tortuoso e complesso e questo può anche essere correlato a esperienze traumatiche legate ad una mancanza di riconoscimento.

Anche per questo motivo è fondamentale sapere di potersi rivolgere a professionisti e centri altamente specializzati nella diagnosi e nel trattamento di ADHD e Neurodivergenze Femminili. 

Se ti risuona tutto questo, possiamo aiutarti:

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Vivere con l’ADHD

Uno studio longitudinale svolto in Norvegia ha dimostrato che una migliore autostima e migliori abilità sociali, come dimensioni della resilienza individuale, già a partire dagli anni dell’adolescenza, sono associate a un miglior benessere in età adulta per donne ADHD.

  • Le persone e donne ADHD che scelgono di intraprendere un percorso di supporto emotivo e psicologico hanno una migliore qualità della vita, autostima e risultati nel mondo relazionale, familiare, professionale e lavorativo.
  • Lavorare su una sempre maggiore consapevolezza e conoscenza di se stesse, migliorare la gestione del proprio funzionamento ADHD e rimettere a fuoco i propri punti di forza e talenti, alzare i propri livelli di energia e motivazione, creatività e “pensiero fuori dagli schemi” rappresenta un obiettivo da valorizzare molto importante in questo processo.

Diventa centrale imparare ad avere maggiore controllo del proprio funzionamento ADHD attraverso strategie pratiche e concrete di regolazione cognitiva ed emotiva, da poter applicare nella propria vita quotidiana giorno dopo giorno.

  • Avere buone relazioni, stabili e di fiducia e a cui sentire di poter “appartenere”, è senz’altro tra i fattori protettivi e di resilienza più importanti. Relazioni con persone che ci facciano sentire sostenute, incoraggiate e rassicurate, quando e se necessario.
  • Anche essere impegnate in attività significative permette a donne ADHD di accrescere la gioia, il significato e la qualità di vita in generale. Ad esempio: un interesse speciale per un argomento, un hobby, studi, volontariato, arte, ecc.

E’ importante che una donna ADHD possa scoprire cosa più le permette di prosperare.

Molte donne ADHD che abbiamo supportato in questi anni, successivamente ad un percorso diagnostico e psicologico personalizzato nei nostri studi, hanno condiviso con noi di essere arrivate a sentirsi più forti e più equipaggiate rispetto a prima.

Ci hanno raccontato di aver imparato a lasciare andare il risentimento, a guardare al futuro, ad accogliere la vita e il momento presente, ad affrontare le sfide con più calma e fiducia, con determinazione e perseveranza.

In conclusione, crescere e vivere in quanto donne ADHD è un processo continuo e non lineare, a contatto con i propri punti di forza e di vulnerabilità, nella direzione di essere la versione sempre più autentica e libera di noi stesse. 

Richiede determinazione e grinta, anche perché le sfide cambiano nel tempo, così come gli ambienti in cui si vive e i livelli di maturità.

Ricevere una eventuale diagnosi ADHD è importante per il processo di auto-accettazione, dopo aver magari incolpato se stesse per i propri “difetti”, per anni.

Il percorso diagnostico di una donna ADHD può essere un passo fondamentale per comprendere meglio se stesse e integrare dentro di Se la propria unicità.

E’ importante che il tipo di supporto, all’interno di un percorso di valutazione diagnostica e/o di supporto psicologico focalizzato per donne ADHD, sia non stigmatizzante e adattato alla persona nella sua unicità ed è fondamentale fare riferimento a professionisti e centri specializzati in ADHD e in Neurodivergenze Femminili.

Non è mai troppo tardi.

Non conta l’età anagrafica, per aprirsi alla scoperta di nuove parti di Sè e per scoprire come poter vivere una vita sempre più autentica e appagante.

Contattaci per cominciare!

In Studio Frame siamo specializzate nella diagnosi e nel supporto neuropsicologico, psicologico e psicoterapeutico (individuale e di gruppo) rivolto a donne ADHD.

Non siamo mai sole, siamo forza della natura, ci meritiamo di brillare. 

Fonti di questo articolo

    1. Why are females less likely to be diagnosed with ADHD in childhood than males?
    2. Absent or Hidden? Hyperactivity in Females With ADH