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Strategie didattiche inclusive: quali metodologie adottare per una scuola accessibile?

Indice dei contenuti

Negli scorsi giorni abbiamo partecipato a un convegno che aveva come focus la scuola e le Neurodivergenze. È stata occasione per riflettere attraverso nuovi dati e ricerche scientifiche su come funziona oggi la scuola, su ciò che noi adulti pretendiamo dai nostri bambini in termini prestazionali e sulle reali strategie didattiche inclusive.

Attraverso la nostra esperienza clinica, ci siamo rese conto che anche i nostri pazienti neurodivergenti, quindi ragazzi tra gli 8 e i 18 anni, che si interfacciano con il mondo educativo, fanno una fatica immensa nello stare all’interno di maglie così strette e rigide, quali risultano oggi essere quelle della scuola pubblica italiana.

Una scuola inclusiva è possibile?

Nel panorama educativo contemporaneo, l’inclusività rappresenta una sfida e al contempo un’opportunità fondamentale per costruire una scuola in grado di rispondere alle esigenze di ogni studente, indipendentemente dalle sue capacità, provenienza culturale o situazione sociale. La scuola inclusiva non è solo un valore, ma una necessità, che impone l’adozione di metodologie didattiche in grado di abbattere le barriere all’apprendimento, valorizzando la diversità come risorsa.

Le strategie didattiche inclusive sono il punto di partenza per creare ambienti scolastici che siano davvero accessibili a tutti. In questa prospettiva, è cruciale riflettere su quali metodologie adottare, come differenziare l’insegnamento, come supportare gli studenti con bisogni educativi speciali e come stimolare un clima di collaborazione e accoglienza.

Questo percorso richiede la collaborazione di tutti gli attori del sistema educativo, da insegnanti a dirigenti scolastici, famiglie e comunità, affinché la scuola possa realmente essere un luogo di crescita per ogni individuo, in cui ciascuno possa esprimere il proprio potenziale.

Senza presunzione di esaurire l’argomento, abbiamo sentito dunque l’urgenza di scrivere questo articolo che parlerà di cos’è la didattica inclusiva, qual’è lo stato dell’arte della scuola italiana e quali strategie didattiche inclusive esistono oggi.

Bambina che ha disegnato sul muro e ora è molto preoccupata delle conseguenze

Didattica inclusiva o standardizzata?

Bambini costretti a stare seduti su una sedia per tante ore durante la giornata, ai quali a volte non viene permesso di fare l’intervallo perchè “devono recuperare compiti non terminati”, bambini che escono da scuola e che si trovano a dover impostare una mole di concetti che anche solo cinque anni fa non era prevista. Tutto questo significa richiedere uno sforzo cognitivo, emotivo, energetico, organizzativo, familiare, totale che genera sin da subito tensioni, ansia, tristezza, scarsa autostima sia nei bambini, nei genitori e di riflesso negli stessi insegnanti.

Per quanto si cerchi di dimostrare il contrario e si parli spesso di didattica inclusiva, viviamo in un mondo che tende a uniformare utilizzando una didattica standardizzata, indipendentemente dai profili di funzionamento cognitivo dei nostri ragazzi. La maggior parte delle scuole italiane utilizza uno stile didattico standard perché gli strumenti per creare un sistema più variegato richiede un dispendio di energie in termini di formazione e in termini economici molto alto. 

Ma quindi l’inclusione di cui tutti parlano, dov’è?

Definizione di didattica inclusiva

Ma cosa significa il concetto di inclusione reale all’interno di una scuola possibile?

Le neuroscienze ci dicono che ogni cervello è diverso, e che l’apprendimento è un processo altamente individualizzato

Per ogni studente la didattica inclusiva si traduce in una personalizzazione degli strumenti, delle modalità e dei ritmi di apprendimento e richiede di adattare l’approccio da parte degli insegnanti e dunque della scuola, alle differenti modalità di apprendimento e di funzionamento di ogni individuo. 

In una scuola davvero inclusiva, dovrebbero quindi esistere anche programmi e strategie per alunni plusdotati, ADHD, autistici etc. basati sul loro funzionamento per valorizzare caratteristiche personali e uniche.

Un po’ di numeri, per orientarci

Secondo gli ultimi dati nazionali che fornisce il Ministero, la percentuale degli studenti con DSA è passata dallo 0,9% al 5,4% in 11 anni, con un aumento costante ogni anno. Le certificazioni di dislessia sono aumentate del 111% negli ultimi 10 anni, mentre quelle di disgrafia sono aumentate del 7%. Le certificazioni di disortografia e discalculia sono aumentate rispettivamente del 218,9% e del 226,47%

La didattica inclusiva mira dunque a creare un ambiente educativo che accoglie tutti gli studenti, senza distinzione di abilità, cultura o status sociale. L’insegnamento è differenziato in modo da rispondere alle diverse necessità degli studenti, inclusi quelli con difficoltà di apprendimento (DSA) o altri bisogni educativi speciali (BES, plusdotazione intellettiva, ADHD, autismo, etc).

Questa didattica è una tra le possibilità che si trovano all’interno della scuola italiana. Le altre sono la Didattica tradizionale, che si fonda su un insegnamento frontale, l’insegnante è al centro del processo educativo. La lezione è teorica è basata su un programma standardizzato e la Didattica integrata, che si concentra sull’integrazione tra diverse discipline e sull’interazione tra insegnanti di materie e specialisti con l’obiettivo di creare connessione tra le conoscenze.

Questo tipo di approccio favorisce metodi di insegnamento più attivi, spesso utilizzando progetti e attività che incoraggiano la collaborazione tra studenti.

Ma la nostra scuola è davvero inclusiva?

Mani che formano un cerchio

Da un lato, la normativa italiana in materia di inclusione è tra le più avanzate in Europa, con leggi che tutelano il diritto all’istruzione per tutti, indipendentemente dalle difficoltà o dalle diversità. Ma, se da un punto di vista legislativo la scuola italiana sembra offrire una solida base per l’inclusività, la risposta alla domanda se la scuola sia davvero inclusiva nel senso profondo del termine dipende da come queste leggi vengono applicate nella realtà quotidiana delle aule.

Secondo un sondaggio legacoop Ipsos “Gli italiani e la scuola” le persone intervistate riconoscono che i principali problemi del nostro sistema scolastico risiedono nella scarsa preparazione dei docenti, dei programmi di studio obsoleti e troppo teorici e dotazioni tecnologiche inadeguate.

In base ai dati dell’indagine Inapp sul fenomento della dispersione scolastica si evince che in Europa, l’Italia è quasi il fanalino di coda per quanto riguarda l’alto tasso di abbandono degli studi tra i 18 ei 24 anni, peggio di noi solo Malta, Spagna e Romania. 

Le cause che spingono i giovani ad abbandonare la scuola sono: difficoltà di apprendimento, carenza di orientamento e di sostegno durante il percorso di studi, scarsa predisposizione allo studio, mancanza di motivazione.

Quindi forse la risposta è no, la nostra scuola italiana non è veramente inclusiva.

I benefici della didattica inclusiva

Ma quali sono i benefici effettivi delle strategie didattiche inclusive?

PSICOLOGICI: questo approccio aiuta a ridurre l’ansia e la frustrazione che possono derivare dall’esperienza scolastica quando ci si sente esclusi o “non adatti” a seguire il ritmo della classe; ogni studente si sente parte del gruppo, stimolato a dare il meglio di sé e, soprattutto, accettato nella sua unicità, indipendentemente dalla diagnosi che può o meno avere; tutti gli studenti sviluppano maggiore autonomia attraverso metodi didattici che li coinvolgono attivamente e li responsabilizzano nel percorso di apprendimento;

SOCIALI: all’interno della classe si favorisce la creazione di un ambiente cooperativo in cui i ragazzi imparano a lavorare insieme, a risolvere conflitti e condividere risorse, facendo esperienza diretta di un mondo sempre più diversificato e complesso; inoltre questo tipo di didattica aiuta a prevenire fenomeni di esclusione e bullismo;

CULTURALI: si promuove l’accoglienza e il rispetto delle unicità, rispettando le diversità e facendo esperienza di un ventaglio di possibilità;

SCOLASTICI: gli insegnanti che adottano metodi Inclusivi, riescono a coinvolgere gli studenti in modo più profondo e significativo; l’approccio inclusivo stimola gli insegnanti a riflettere su come migliorare le proprie pratiche didattiche sperimentando nuovi metodi e formandosi costantemente.

Metodologie e strategie didattiche inclusive (per insegnanti!)

Libri

In pratica, si deve lavorare su questi aspetti:

  • DIFFERENZIAZIONE DIDATTICA: adattare i contenuti, Il metodo di insegnamento è il tipo di valutazione in base alle esigenze specifiche degli studenti, ad esempio fornendo supporto extra scolastico o materiali semplificati per chi ha difficoltà o ancora sfide più complesse chi ha capacità superiori, ad esempio in un’attività di lettura, alcuni studenti potrebbero lavorare con testi semplificati, mentre altri con testi più complessi, ma tutti raggiungono il medesimo obiettivo;
  • MATERIALI DIDATTICI ADATTATI: Modificare o fornire materiali diversi in base alla specificità dello studente, Testi semplificati, immagini, schemi, video. Ad esempio un insegnante potrebbe fornire schede con parole chiave o immagini per un alunno dislessico o autistico;
  • VALUTAZIONI FLESSIBILI: Utilizzare un tipo di valutazione che si concentra sul processo e non solo sul risultato;
  • LEARNING BY DOING (IMPARARE FACENDO): Progettare per gli alunni attività pratiche interattive che coinvolgano attraverso un apprendimento di tipo esperienziale, ad esempio insegnando un concetto scientifico attraverso esperimenti pratici o laboratori dedicati;
  • ADATTAMENTO DEGLI AMBIENTI: Porre attenzione alla varietà di stimoli potenzialmente disturbanti per alcuni ragazzi, ad esempio ragazzi ADHD hanno bisogno di un ambiente poco caotico e con pochi oggetti attorno.
  • ATTENZIONE AI MOMENTI DI PAUSA E DI MOVIMENTO: È necessario che vi sia una routine scolastica basata sul principio del movimento corporeo. Gli ultimi studi a riguardo sottolineano come l’esercizio fisico regolare sia associato a miglioramenti significativi nell’attenzione, nella memoria e nelle capacità di problem solving.
  • FORMAZIONE CONTINUA: La scuola è gli insegnanti devono investire continuamente e costantemente sulla propria formazione, rimanendo aggiornati rispetto alle ultime ricerche in campo psicologico, neuropsicologico ed educativo

Indicatori di successo e strumenti di valutazione a nostra disposizione per valutare la didattica inclusiva

A livello mondiale osserviamo con interesse il modello finlandese (amato e odiato, leggendo i pareri contrastanti sul web) di didattica inclusiva: tale modello è considerato uno dei più efficaci proprio grazie alla sua attenzione alle necessità individuali degli studenti, alla formazione continua degli insegnanti e alla creazione di un ambiente di apprendimento positivo e supportivo.

La Finlandia è pioniera nell’implementazione di strategie didattiche inclusive e gli insegnanti sono formati per riconoscere e rispondere ai bisogni individuali degli studenti. Questo porta a una riduzione dei tassi di abbandono scolastico e a un miglioramento del benessere emotivo degli studenti contribuendo alla creazione di un ambiente di apprendimento positivo e collaborativo.

Uno studio condotto dall’OCSE che misura le competenze Accademiche degli studenti, mostra come in modo costante la Finlandia ottenga risultati eccellenti in particolare in lettura, matematica e scienze, collocandosi stabilmente tra i primi 10 paesi al mondo, e l’Italia? Solo al 34esimo posto.

E in Studio Frame cosa abbiamo osservato?

Gessetti colorati

Lavorando con le Neurodivergenze, vediamo come i nostri pazienti (e le loro famiglie) con più modalità di funzionamento (DSA, Autismo ad alto funzionamento, Plus dotazione intellettiva, ADHD) arranchino all’interno di un sistema scolastico che non rinnova realmente dall’interno la visione educativa della scuola.

Ragazzi che faticano a portare a termine l’anno scolastico, che vivono costantemente nella frustrazione e nella paura del fallimento, che non vengono davvero VISTI per ciò che sono e che spesso abbandonano la scuola prima del dovuto.

Famiglie che fanno di tutto per stare al passo con le richieste della scuola, partecipano a GLO, riunioni, cercano disperatamente figure specializzate che possano aiutarli a superare le fatiche incontrate a scuola e nello studio.

Prospettive future, guardiamo oltre

Abbiamo avuto il privilegio di poter seguire questi ragazzi per anni, accompagnandoli in più cicli scolastici e abbiamo notato che quegli stessi ragazzi, una volta cresciuti e slegati dal contesto scolastico obbligatorio: iniziano a intraprendere percorsi formativi basati sulle loro reali capacità e competenze, spesso diventando i migliori in quel campo, perché finalmente possono mostrare a se stessi e al mondo di quante potenzialità siano in possesso e di quante risorse ci siano dentro di loro che purtroppo la scuola non ha saputo scovare, coltivare e implementare

Questo è ciò che vediamo costantemente e quotidianamente nella nostra pratica clinica, ma purtroppo, il processo che li porta a certe conquiste è irto di sofferenza e fatica; spesso non credono davvero di potercela fare, perché portatori di tutta una serie di vissuti emotivi di incapacità e inadeguatezza, di episodi vissuti di svalutazione, di bullismo e di esclusione. 

Conclusione

In sintesi, la scuola italiana non utilizza davvero strategie didattiche inclusive, ma sappiamo che qualcosa si può concretamente fare, un’evoluzione in corso o comunque un forte desiderio da parte di alcuni di cambiamento e rinnovamento. Il percorso è ancora lungo e la vera inclusività non si ottiene solo con interventi normativi, ma con un impegno costante da parte di tutti, mettendo in prima linea la scuola e gli insegnanti, anche perché le famiglie e gli studenti ci stanno provando, ma con tanta fatica. 

Noi, vogliamo provare a fare la differenza e siamo pronti ad accogliere chiunque voglia tentare, nel suo piccolo, di far germogliare un seme di cambiamento. 

Sottobosco

Il cammino verso una scuola veramente inclusiva è impegnativo, ma ogni passo in avanti fa la differenza. E, alla fine, non sarà solo la legge a definirla, ma la cultura che riuscirà a diffondersi tra le persone che ne fanno parte.

Approfondimento per insegnanti

Se sei un insegnante desideroso di implementare metodi inclusivi nella tua pratica didattica, il nostro studio di psicologia può guidarti in questo percorso. Offriamo formazione personalizzata per insegnanti che desiderano apprendere tecniche pratiche e basate sulla ricerca per rendere l’ambiente scolastico più accessibile e accogliente per ogni studente, indipendentemente dalle sue capacità.

Cosa offriamo:

  • Video pratici sui principi della didattica inclusiva.
  • Supporto individuale per integrare metodi inclusivi nella tua didattica quotidiana.
  • Materiali e risorse per facilitare l’inclusione in aula.

Pronto a fare il primo passo verso l’inclusivitá? 

Come aiutiamo le famiglie

Chiedici informazioni circa i nostri percorsi di supporto alle neurodivergenze e di tutoraggio specializzato, le famiglie si rivolgono a noi perché sanno che siamo attente ai loro reali bisogni e desiderose di creare una rete di professionisti che sa quale direzione è bene prendere.

I nostri percorsi sono globali e orientati all’autonomia dei bambini/ragazzi, teniamo le redini di tutte le relazioni importanti per la riuscita di questo progetto: famiglia, insegnanti, altri operatori.

Dubbi comuni sulla didattica inclusiva

Quali sono le strategie migliori per iniziare ad utilizzare strategie didattiche inclusive? Conoscere è alla base di tutto. Si deve puntare sulla formazione di tutti gli insegnanti se si vuole proporre un modello di didattica inclusiva duraturo nel tempo. Formazione e aggiornamento, queste le parole chiave. Se si conoscono le varietà possibili di funzionamento dei ragazzi, si può impostare un lavoro concreto di inclusione.

Come coinvolgere le famiglie nel processo inclusivo? Creando momenti di confronto scuola-famiglia continui e attraverso una comunicazione aperta e trasparente, che generi un reale clima collaborativo, con riunioni regolari, comunicazioni scritte, e formazioni per i genitori in cui il focus sia sull’utilizzo degli stessi strumenti a scuola come a casa.

E come coinvolgere i ragazzi? Utilizzare autovalutazioni, creare gruppi di discussione in presenza come da remoto, usare materiali alternativi a quelli classici (risorse multimediali). Far scegliere ai ragazzi tematiche specifiche sulle quali creare focus e approfondimenti, aumentare la richiesta di confronto e riflessione e renderli parte attiva del processo decisionale di formazione e del piano di studi.

Quali strumenti si possono utilizzare nella didattica inclusiva? Software di lettura e scrittura. Strumenti per la creazione di contenuti multimediali. Strumenti di supporto per l’accessibilità: esistono applicazioni che aiutano nella lettura cambiando caratteri, colori, offrendo lettura ad alta voce. Applicazioni e giochi educativi. Strumenti per la comunicazione aumentativa e alternativa. Strumenti di supporto audio-visivo. Applicazioni di supporto organizzativo e gestione del tempo. Piattaforme di apprendimento online inclusive. Sistemi di feedback e monitoraggio (prevalentemente per scuola).

Risorse per approfondimenti

  1. Sondaggio Ipsos, dati dei bambini plusdotati in Italia nel 2023
  2. Physical Activity and Cognitive Functioning of Children: A Systematic Review
  3. Uno sguardo sull’istruzione 2024
  4. Sintomi dell’ADHD nelle donne adulte: quali sono, come riconoscerli e affrontarli