0,00 
0

Autismo e disturbi del sonno: cause e rimedi per dormire meglio

Scopri, insieme a noi, come affrontare insonnia, risvegli notturni e altri problemi del sonno legati all’autismo con strategie pratiche e aggiornate.
Indice dei contenuti

Scopri, insieme a noi, come affrontare insonnia, risvegli notturni e altri problemi del sonno legati all’autismo con strategie pratiche e aggiornate.

Capita spesso, troppo spesso, che chi è nello spettro autistico faccia fatica ad addormentarsi. Non è solo una questione di orario, ma di percezione, di corpo in allerta, di mente accesa. Lo sappiamo bene: lavorando ogni giorno con bambini e adulti autistici, abbiamo imparato che il sonno può diventare un terreno fragile e complicato. E questo articolo nasce proprio per raccontarti cosa succede, perché succede e soprattutto: cosa si può fare.

Notte di luna, autismo e disturbi del sonno: cause e rimedi per dormire meglio

Perché il sonno è più complicato (e più importante) per chi è autistico

Il sonno è quel momento in cui il cervello si resetta, consolida le informazioni, gestisce emozioni. Ma se il cervello è in uno stato di iper-vigilanza, il reset non avviene. In chi è nello spettro autistico, il ritmo del sonno è spesso diverso: l’addormentamento richiede più tempo, ci sono risvegli notturni frequenti, e la fase REM, quella dei sogni, può essere ridotta.

Questo influisce sull’umore, sull’attenzione, sulla capacità di affrontare la giornata. Non è “solo stanchezza”: è un impatto profondo sulla qualità della vita.

Quanti bambini autistici dormono male?

Secondo gli studi più recenti, tra il 50% e l’80% dei bambini con diagnosi di autismo presenta disturbi del sonno. Una percentuale altissima, che merita attenzione, ascolto e interventi mirati. E non si tratta solo dell’infanzia: anche gli adulti continuano spesso a sperimentare difficoltà, con tutte le conseguenze del caso.

Galassia stellata, autismo e disurbui del sonno

E gli adulti?

Il sonno resta una sfida anche in età adulta. Secondo le ricerche più recenti, tra il 50% e l’80% delle persone autistiche adulte continua a sperimentare disturbi del sonno. Non si tratta solo di difficoltà ad addormentarsi, ma anche di sonno frammentato, poco profondo e risvegli frequenti. L’insonnia, in particolare, colpisce circa il 60% degli adulti nello spettro.

Uno degli aspetti più rilevanti emersi dagli studi è il tempo di addormentamento: chi è autistico impiega in media dai 10 ai 30 minuti in più per prendere sonno rispetto a una persona neurotipica. Anche l’efficienza del sonno – cioè la percentuale di tempo trascorso realmente dormendo rispetto al tempo passato a letto – risulta più bassa. Molti riferiscono di svegliarsi già stanchi, come se la notte non fosse bastata a ricaricare le energie.

Quali sono i disturbi del sonno più frequenti per chi è nello spettro autistico?

L’insonnia è sicuramente in cima alla lista: difficoltà ad addormentarsi e risvegli continui che spezzano il sonno. 

Ma ci sono anche altre forme: 

Cosa causa questi problemi del sonno?

Le cause sono tante e spesso interconnesse.

L’iper-reattività sensoriale è una delle principali: basta un rumore, una luce, la sensazione di un tessuto sulla pelle a tenere svegli per ore. A questo si aggiungono ansia, ADHD, epilessia — condizioni spesso presenti insieme all’autismo. Alcuni studi parlano anche di alterazioni nei livelli di melatonina e di specifiche mutazioni genetiche coinvolte nella regolazione del sonno. Infine, non dimentichiamo gli effetti collaterali di alcuni farmaci.

Quando il sonno non è un alleato

Quando il sonno manca o è frammentato, la vita diventa più difficile. Nelle persone autistiche, questo impatto è ancora più marcato. Ci è capitato di seguire adolescenti che, dopo settimane di sonno disturbato, non riuscivano più a sostenere la scuola: avevano difficoltà a concentrarsi, crisi emotive improvvise, un’ipersensibilità fuori scala anche per stimoli lievi.

Le caratteristiche tipiche dell’autismo possono intensificarsi: movimenti ripetitivi più marcati, scarsa tolleranza alla frustrazione, difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti. E lo stesso vale per le capacità cognitive e sociali: il linguaggio si fa più rigido, il contatto visivo si riduce, i tempi di reazione rallentano. A scuola, o sul lavoro, tutto questo può tradursi in calo del rendimento, isolamento e maggiore stress.

Lucciole, trasmettono tranquillità, aiutano ad allinearsi al sonno

Come si capisce che c’è un disturbo del sonno?

Spesso i genitori e gli stessi adulti arrivano da noi esausti, con occhiaie che raccontano più di mille parole. Il primo passo è l’osservazione. Insieme iniziamo a tenere un diario del sonno, dove ogni sera annotiamo orari, risvegli, comportamenti notturni. Ma non basta. Soprattutto per i bambini e i ragazzi; i colloqui con i caregiver – che sono le vere sentinelle della notte – sono fondamentali per capire cosa succede tra le mura di casa.

Cosa funziona davvero per dormire meglio

Ogni persona è diversa, ma ci sono alcune strategie che, con gli anni, abbiamo visto funzionare più e più volte. La più semplice – e la più sottovalutata – è la routine. Una sequenza chiara, ripetuta ogni sera, può dare al cervello un segnale di sicurezza: cena, bagno caldo, una lettura tranquilla o un momento di coccole sensoriali. Anche solo 10 minuti di yoga o respirazione lenta possono fare la differenza.

Ci sono poi tecniche più strutturate, come la cronoterapia: spostare gradualmente l’orario di addormentamento, giorno dopo giorno, per rientrare in un ritmo biologico più funzionale. In alcuni casi proponiamo anche la desensibilizzazione progressiva, utile per chi ha una forte iper-reattività a luci o suoni.

Sul fronte ambientale, lavorare su temperatura, luci e rumori è essenziale: la stanza deve diventare un rifugio. E poi sì, anche la tecnologia può aiutare, ma va gestita bene: schermi spenti almeno un’ora prima, e app pensate per monitorare il sonno, non per stimolarlo.

Strategie serali per un sonno migliore nell’autismo

StrategiaDescrizione praticaPerché funziona
Routine fissa e prevedibileStessi orari e sequenze (cena, bagno, lettura, luci spente)Rassicura, riduce l’ansia da transizione
Ambiente sensorialmente “neutro”Temperatura 18–20 °C, luci soffuse, rumore bianco opzionaleRiduce l’iper-reattività sensoriale
Spegnere schermi 1h prima di dormireStop a TV, tablet, smartphoneLa luce blu inibisce la melatonina
Attività calmanti pre-sonnoYoga, disegni, lettura ad alta voce, musica rilassantePrepara mente e corpo al riposo
Materasso e coperta sensorialePeso modulato, tessuti traspiranti e piacevoliStimolazione profonda che favorisce il rilassamento

Chi si prende cura di un figlio o di un partner nello spettro lo sa: le notti in bianco non sono l’eccezione, ma la regola. Per questo parlo sempre anche di supporto ai caregiver. Durante i risvegli notturni è importante mantenere la calma, usare poche parole, evitare stimoli visivi e verbali inutili.

Esistono strumenti a basso costo – come sensori o braccialetti per il monitoraggio – che possono aiutare a capire meglio cosa succede nelle ore notturne. E poi ci sono le risorse formative, fondamentali per affrontare il senso di solitudine e impotenza che spesso si prova.

Si può dormire meglio, immagine di calma, uno specchio d'acqua placida

Quando è il momento di chiedere aiuto

Se i problemi persistono da più di un mese, se il sonno incide negativamente sulla vita quotidiana o se ci sono segnali evidenti come russamento, crisi notturne o sonno eccessivamente irregolare, è il momento di rivolgersi a uno specialista. Non serve aspettare il “peggioramento”: prima si interviene, più si può fare.

FAQ – Le domande che riceviamo più spesso

La melatonina è sicura?
Sì, ma va usata solo sotto controllo medico. Non è una pillola magica e va dosata con attenzione.

Il sonno migliora con l’età?
In alcuni casi sì, soprattutto con l’introduzione di routine efficaci. Ma non è una garanzia.

Mio figlio dorme solo 4 ore: è normale?
No. Anche se sembra “resistere”, il suo corpo e la sua mente stanno pagando il prezzo. Serve una valutazione.

È solo una fase?
Se dura più di tre o quattro settimane, se cambia l’umore o la capacità di funzionare durante il giorno, probabilmente non è solo una fase.

Fonti esterne

Se vuoi approfondire leggi:

.